Diafanie | Festival Orbita | Intervista a Luna Cenere

18/19 marzo 2023 – Festival Orbita

Diafanie – appunti sul corpo

Diafanie, è un archivio mobile, un atlante di riflessioni legate alla corporeità che Orbita vuole costruire insieme a coloro che ne attraversano la scena. Una serie di appunti, senza pretesa di organicità e compiutezza, che tentano di esplodere e complicare i discorsi per tratteggiare un manifesto utopico sul corpo di domani.
Secondo il filosofo Byung Chul Han la levigatezza è il segno distintivo del nostro tempo. La levigatezza non ferisce nè offre resistenza, procura soltanto una sensazione piacevole scollegata da qualsiasi profondità. Oggi il corpo si trova in uno stato di crisi – continua Byung Chul Han – la fede nella misurabilità e quantificabilità della vita domina l’epoca digitale che dissolve il corpo in dati uniformandolo ad essi. ORBITA la Stagione Danza, si muove in direzione contraria alla levigatezza, schiudendo piuttosto il conflitto, l’abrasività, le contraddizioni dell’esperienza umana. È nella ferita che si svela qualcosa, che ci scuote qualcosa. Il corpo, oggetto di ciascun spettacolo presentato, piuttosto che schermo organico, pacifico e levigato si offre come materia attraversata da questioni geopolitiche, sociali, pulsioni desidentanti e ribelli. A voler cercare un unico termine per nominarli nella loro pluralità, complessità ed eterogeneità potremmo usare: Diafanie. Nella parola “diafano” coesistono la materia e la luce, il termine è indicativo di un che di trasparente e al contempo luminoso: corpi in scena che sfondano diversi piani di lettura, richiamandoci a una corresponsabilità nel far trasparire sotto pelle pungoli del nostro presente.
In questa smagliatura di tensioni e ricadute tra il dentro e il fuori, desideriamo appuntare un archivio mobile di riflessioni, immaginari e desideri sul corpo, un atlante di rifrazioni e riverberi relativi a cosa graviti oggi attorno alla parola “corpo”, di quali corpi abbiamo bisogno in scena e quali storture o semplificazioni non è più possibile accettare.

Da dove nasce la ricerca di Shoes on?

Shoes on nasce con una premessa di coerenza e continuità che il processo stesso mi ha portato a tradire. Mantenendo una coerenza interna che definirei grammaticale, il lavoro si è sviluppato in una direzione che mi ha sorpreso ed ho lasciato che queste contraddizioni emergessero trovando una loro logica interna.
Ho iniziato il processo con l’intento di approfondire dei materiali che avevo messo da parte durante la creazione dello spettacolo Zoé e uno dopo l’altro sono apparsi gli elementi che hanno dato completezza, unicità e compiutezza a questo oggetto, uno tra questi è stato l’uso delle scarpe.

Come dialogano in scena danza e atletica?

Entrambe dialogano proprio in questo discorso grammaticale in cui la ricerca sulle architetture del corpo è elemento fondante, una guida in grado di attraversare infinite correlazioni tra segni, gesti e posture. Noi riconosciamo i riferimenti ad una o un’altra categoria e i corpi nei loro attraversamenti finiscono per sfumare ed annullare i confini tra queste definizioni concettuali, rendendole labili e rivelando una natura comune.

Come il surrealismo ha informato le posture e la partitura coreografica?

Le immagini surrealiste fanno parte del mio immaginario e questo inevitabilmente informa il processo creativo. La scena è il luogo in cui mi è concessa la possibilità di astrarre e simbolizzare il presente, i corpi, il tempo e la narrazione entrando in una dimensione onirica e provando a restituire emozioni che trovano la loro genesi oltre il visibile.

Come la danza rilancia gli immaginari sul corpo e quale corpo immaginiamo per domani?

Non parlerei di ‘corpo’ al singolare ma di ‘corpi’ per uscire fuori da una definizione e ampliare l’immaginario verso una pluralità che ne esalti le differenze piuttosto che omologare. Con i miei progetti cerco di condividere proprio questo mio sentire. Per me sarebbe importante non domandarsi solo di cosa parla la coreografia di un determinato spettacolo ma rilanciare la questione sulla postura che si condivide in scena. Non si tratta quindi solo di danza ma di tutto ciò che si manifesta e si rivela degli stessi corpi. Abbandonare un immaginario legato ad una forma del corpo, a una bellezza da fruire, per dare spazio ad una consapevolezza e alla genesi di un moto interiore. Credo che questi due aspetti, possano convivere e in questa convivenza mettere in discussione i termini di qualità ed estetica.

18/19 marzo 2023 – Festival Orbita

Diafanie – appunti sul corpo